Andreas Jungdal: il danese volante a guardia dei sogni grigiorossi
Dall’edizione di Sabato 24 febbraio de “Lo Sport Cremonese”
di LORENZO COELLI
Dal caldo tropicale d’Oriente al freddo clima della Danimarca. I capelli biondi, gli occhi verdi e la classica riservatezza di chi proviene dal Nord Europa lasciano facilmente intuire che il portiere grigiorosso Andreas Jungdal sia danese al 100%, ma in realtà pochi sanno che la sua storia è iniziata a Singapore, il 22 febbraio di ventidue anni fa. In quel periodo i genitori e le due sorelle maggiori di Andreas si trovavano dall’altra parte del mondo perché il padre, manager della Lego, stava lavorando all’apertura di una filiale sul territorio asiatico. “A casa avevamo tantissime scatole portate a casa da papà, e per questo sono sempre stato un grande appassionato”, racconta Jungdal.
All’età di circa un anno e mezzo, il futuro portierone grigiorosso fa rientro con la famiglia in Danimarca e si trasferisce a Vejle, una piccola cittadina vicina a Billund, dove si trova la sede della multinazionale dei blocchetti da costruzione e soprattutto la prima Legoland: “Le mie sorelle lavoravano lì: era un sogno e andavo a trovarle non appena avevo l’occasione”.
“Vivo a pochi passi da Legoland e per quei mattoncini colorati ho una vera e propria passione inesauribile“
In patria l’estremo difensore cresce, inizia a giocare a calcio ed entra nel settore giovanile della squadra di Vejle, in cui milita fino al 2019, anno in cui riceve un’offerta praticamente irrinunciabile: “Stavo vivendo un’ottima stagione con la Under 17. A febbraio il mio procuratore mi disse che il Milan era interessato ed io partii subito per un breve provino di una settimana. Dopo di che non ebbi più notizie per diverso tempo e pensai che fosse saltato tutto. Invece a inizio estate mi dissero che l’accordo era stato trovato e sarei dovuto partire il giorno dopo per l’Italia”. Lasciare il proprio Paese a 17 anni non è semplice, ma Jungdal non ha dubbi: “Ho sempre voluto giocare all’estero e la possibilità di giocare nel Milan era impossibile da rifiutare. Ai tempi vivevo già in uno studentato, quindi ad accusare di più la mia partenza sono stati mamma e papà”.
Alla prima stagione con la Primavera rossonera trova subito spazio, finché i campionati non si fermano a causa della pandemia: lui, dalla Danimarca, sfrutta il tempo a disposizione per studiare italiano e preparare l’esame della patente che avrebbe sostenuto pochi mesi più tardi proprio in Italia. I campionati ripartono, Jungdal gioca nell’Under 19 e col passare dei mesi inizia ad allenarsi con la Prima Squadra, collezionando diverse chiamate in Serie A sia nel 2021-22 che nella stagione successiva e allenandosi con giocatori come Donnarumma, Maignan, Mirante e Tatarusanu: ”Con loro ho imparato tanto, sia a livello umano che tecnico: la scuola dei portieri danesi è molto diversa, questa esperienza mi ha fatto crescere”. L’8 novembre 2022, l’estremo difensore è in panchina in occasione di Milan-Cremonese e scopre per la prima volta lo Zini, che da lì a poco sarebbe diventata la sua casa: “Ricordo bene l’atmosfera fenomenale che si respirava quella sera e il Dai Cremo della Curva Sud. Venire qui è stato semplice, anche gli addetti ai lavori mi hanno solo detto cose positive”.
Prima di approdare all’ombra del Torrazzo, il classe 2002 ha vissuto sei mesi in prestito all’Altach di Miroslav Klose, nella Serie A austriaca, ma è a Cremona che sembra aver trovato la sua dimensione: “Mi trovo ancora meglio rispetto a Milano, è una città veramente carina. Italia e Danimarca sono diverse sotto diversi aspetti: qui ci si gode di più la vita, e in questi anni credo di essere diventato più caloroso rispetto ai miei connazionali. Da noi tutto è molto efficiente, ma penso che ci si concentri troppo sul lavoro”. In questa prima parte di stagione Jungdal ha giocato tredici partite tra Serie B e Coppa Italia, mantenendo la porta inviolata in ben nove occasioni: “Mi sto trovando veramente bene, sia in campo che con i compagni. E poi i tifosi sono fantastici: quando giochiamo in casa i loro cori mi caricano tantissimo e mi aiutano ad entrare nel mood partita. Sono ad inizio carriera, ma non avevo mai vissuto una Curva del genere. È bellissimo vedere che allo Zini ci sono donne e uomini, grandi e piccoli, che cantano per sostenere la propria squadra. In Danimarca non è così, ma credo sia un aspetto che può fare la differenza”.Tra i suoi obiettivi c’è anche quello di vestire, un giorno, la maglia della nazionale maggiore (attualmente è a quota 4 presenze con l’Under 21): “Parliamo del sogno di ogni bambino. Nel mio caso ci sono anche due grandi riferimenti come gli Schmeichel, vere e proprie leggende della Danimarca. Quando ho incontrato Peter per la prima volta non riuscivo a parlare dall’emozione”. Blocchetto dopo blocchetto, Jungdal vuole continuare a costruire la sua carriera a suon di parate e tuffi a mano aperta per difendere la porta della Cremo.
“Mi sono innamorato della Cremo già lo scorso anno ascoltando i cori della Curva Sud dalla panchina del Milan”
L’edizione completa de “Lo Sport Cremonese”: https://losportcremonese.it/2324numero26/
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